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Quanto alle forme di interposizione attuate mediante il ricorso agli schemi societari, occorre evidenziare che, se la presenza di una società non è sufficiente a configurare il fenomeno dell’interposizione, quest’ultima non può tuttavia essere esclusa sulla scorta di soli elementi di tipo formale, laddove la società sia appositamente costituita al fine di assolvere alla mera funzione di centro di imputazione dei proventi derivanti da un’attività sostanzialmente riconducibile alla persona fisica. Lo ha reso noto l’Agenzia delle Entrate con la risposta a interpello n. 89 del 9 marzo 2020.

Inviata una nuova missiva alla Commissione UE per denunciare la violazione del principio di equivalenza e neutralità della disciplina Iva nazionale in materia di detrazione da parte di Confimi Industria e l’Associazione Nazionale Commercialisti. Il problema riguarda le situazioni riconducibili alle fatture di fine anno il cui possesso, tracciato in regime di fatturazione elettronica, si perfeziona nei primi giorni del nuovo anno e, per i soggetti che hanno cessato l’attività il 31 dicembre 2019, si presume anche la violazione del principio di effettività del diritto o comunque del principio di proporzionalità laddove si ipotizzino soluzioni attraverso istanze di rimborso anomalo.

Nel dibattito pubblico torna periodicamente a farsi sentire la proposta di cancellare il “Jobs Act”. Se però la stragrande parte dei decreti attuativi (otto) adottati nel corso del 2015 non risulta, al momento, in discussione, si può provare a ragionare sullo stato attuale della tormentata disciplina dei licenziamenti. E qui alla domanda “che cosa resta oggi del Jobs Act?” si può rispondere: una disciplina ormai quasi priva di connessione con la logica originaria, salvo che per la conferma della nuova (ma tutt’altro che incontrastata) prevalenza di un regime basato sulla monetizzazione della perdita del posto di lavoro. Ma residua un’incertezza […]

Nell’ambito dei piani di azionariato offerti ai manager, ai fini dell’individuazione della tassazione del reddito di lavoro dipendente, si deve fare esclusivo riferimento al momento dell’assegnazione del titolo azionario, a nulla rilevando eventuali limitazioni alla disponibilità dello stesso. E’ questo il principio espresso dall’Agenzia delle Entrate con la risposta ad interpello n. 23 del 2020. La tesi dell’Amministrazione Finanziaria, pur essendo in linea di massima condivisibile e conforme alla soluzione prospettata dalla società istante, rischia tuttavia di essere penalizzante per il lavoratore: per quale motivo?

Nel messaggio n. 1002 d2020, l’INPS rende noto l’avvenuto aggiornamento delle procedure di calcolo dei piani di ammortamento con riferimento al Trattamento di fine servizio (TFS), per la gestione dei relativi pagamenti. Le nuove indicazioni fanno riferimento alle pratiche di riscatto che si trovano nello stato di “Determinazione in ammortamento”, con data di determina non antecedente al 3 aprile 2014 e con piano di ammortamento decorrente dal mese di settembre 2014.

Nel messaggio n. 977 del 2020, l’INPS detta le indicazioni operative per la trasmissione massiva, con modalità telematiche, delle istanze per l’erogazione dell’assegno straordinario del Fondo di solidarietà del credito ordinario e del Fondo di solidarietà del credito cooperativo. In un unico invio non può essere inserito un numero di domande superiore a 25. L’istituto, nel documento di prassi, spiega come procedere all’invio e cosa accade in caso di anomali in una o più delle istanze trasmesse massivamente.

Per fronteggiare l’emergenza coronavirus, anche dal punto di vista economico, il Governo sta preparando una serie di nuove misure tra cui una moratoria sui debiti delle imprese nei confronti del sistema bancario, in modo che non si generi una stretta creditizia che acuirebbe i problemi delle aziende. Questa emergenza globale secondo gli economisti potrebbe generare una crisi “a V”, per cui il prodotto interno lordo di molti paesi potrebbe registrare un calo molto rapido, ma che potrebbe essere recuperato altrettanto rapidamente se la risposta delle autorità eviterà effetti permanenti.

E’ possibile disapplicare le disposizioni normativa di contrasto alla compensazione intersoggettiva delle perdite fiscali e degli interessi passivi indeducibili oggetto di riporto laddove la società incorporata non sia qualificabile come “bara fiscale”. Lo ha reso noto l’Agenzia delle Entrate con la risposta a interpello n. 88 del 6 marzo 2020, con cui ha chiarito che la ratio delle limitazioni è di contrastare il “commercio di bare fiscali”, mediante la realizzazione di fusioni con società prive di capacità produttiva poste in essere al fine di attuare la compensazione intersoggettiva delle perdite fiscali di una società con gli utili imponibili dell’altra.